venerdì 24 febbraio 2012

Fondazione Forma per la Fotografia : Robert Mapplethorpe





Nel quartiere Ticinese, a Milano, sorge Forma, la Fondazione nata da un’idea della casa editrice Contrasto, specializzata nel settore fotografico. Forma, oltre a notevoli esposizioni dedicate ai grandi nomi italiani ed internazionali della fotografia, offre la possibilità di partecipare a workshop, incontri, presentazioni e laboratori didattici. Uno spazio che attraverso più attività celebra la fotografia e la storia che l’accompagna.

Quest’anno, fino al 9 aprile, la Fondazione Forma ospita una personale di Robert Mapplethorpe, fotografo americano tra i più irriverenti degli anni ‘70 ed ’80. Con questa premessa si varca la soglia della galleria per immergersi nei corpi immortalati dall’autore, in una fisicità che contempla l’ eros mirando alla perfezione. In questa costante ricerca di estetica e corporeità, Mapplethorpe ci regala scatti che raccontano la propria sfera personale: affetti, amanti, amici vengono ritratti nella loro nudità essenziale, erotica o esasperata.

















Scorrendo queste foto si ha la sensazione di entrare in un “album di famiglia”(come scrive Federica Muzzarelli): una raccolta lunga e provocatoria di ciò che appartiene alla vita dell’autore; l’intimità così carnale e potente che definisce tutta la produzione di Robert Mapplethorpe. Gli scatti precisi e definiti, il bianco e nero imperante, questa luce studiata per celebrare il corpo perfetto nella sua essenza più vera e fisica, tutto ciò rappresenta il percorso che il fotografo americano conduce, quasi esclusivamente, all’interno del suo studio. 

Forma dedica sezioni separate ai vari soggetti del fotografo; tra le altre, una parte è dedicata ai falli, immagini tanto esplicite quanto cariche di ironia nel loro desiderio di provocazione e trasgressione. Un altro spazio è riservato alle immagini di Patti Smith , amante e grande amica di Robert. A Patti, il fotografo dedica numerosi scatti: alcuni di questi sembrano voler trasformare la cantante in una sorta di Madonna, altri serbano grande naturalezza. Tracce testimonianza di un profondo affetto che legherà i due artisti per tutta la vita, fino alla morte di Robert nel 1989.
















Muovendosi tra questa carrellata di corpi scolpiti, come le immagini di Derrick Cross o Dennis Speight, tornano in mente alcune fotografie di Leni Riefenstahl, fotografa interprete delle olimpiadi di Berlino del 1936. Questi fisici che inneggiano alla tradizione classica non possono che generare un forte parallelismo con la corporeità esibita e celebrata da Mapplethorpe. 

Infine, oltrepassando le immagini dedicate a nature morte e bambini, ecco gli scatti alla body builder Lisa Lyon. In lei uomo e donna, virilità e femminilità si incontrano, per chiudere in modo singolare questa sorprendente retrospettiva su uno dei più sovversivi maestri americani della tecnica fotografica, oltre che interprete dell’omosessualità nell’ America anni ’70 e ’80.



















Per informazioni sulla mostra e sulla Fondazione Forma per la Fotografia consultate il sito http://www.formafoto.it/.

Questo articolo lo trovate anche su food4brain, il nuovo magazine on line con cui collaboro.























lunedì 13 febbraio 2012

Come t' incarto un corpo



























Carta. 

Ecco il materiale che costituisce queste creazioni. Semplice carta, in questo caso anche riciclata, modellata sulle forme di un corpo ed utilizzata a volte con ironia a volte con romanticismo, ma sempre, a mio parere, con risultati di grande effetto.

Arte, è il termine a cui questi abiti si possono affiancare. Quando la sperimentazione dei materiali incontra il fascino delle forme e lo spirito del colore ecco realizzarsi il delicato equilibrio che incanta lo sguardo .

Esperienza, è il concetto a cui lego questa tipologia di opere:le storie di contrasti cromatici e geometrie elaborate fanno parte della storia della moda, ma qui abbiamo una nuova sensazione tattile. 

Io però mi chiedo anche: potrei indossarlo, almeno una volta, anche solo in un contesto che non contempli circostanze metereologiche avverse ? Potrei partecipare ad una festa al chiuso, in cui l’unico rischio è un bicchiere ed il suo contenuto, che si rovesciano? Potrei sedermi? 

Gli autori di tali gioielli (presentati una settimana fa in occasione della Eco Fashion Week) sono gli studenti della 
Sapu –School of Art and Fashion di Cracovia, città che non dimentico per la sua vivacità, cultura e bellezza architettonica integra(non ha subito bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale).

E’ proprio osservando queste invenzioni che mi tornano in mente le opere di Caterina Crepax, architetto ed artista che del cartaceo ha fatto l’elemento fondante delle sue opere. Qui non solo abiti ma anche monili, accessori e persino arazzi. La carta diviene gioiello, arredo, vestito. 







C’è chi, invece, alla carta dedica un omaggio da rivista patinata: un vero e proprio servizio fotografico. Il magazine Madame ospita uno shooting nel quale l’universo del cartaceo si estende a temperini enormi, contenitori di inchiostro e forbici delle dimensioni di un comodino .
















Torno al mio dubbio iniziale: ma questi vestitini si possono davvero indossare? Anche solo per poche ore ed in ambiente protetto?