mercoledì 28 settembre 2011

Nuove bellezze o semplici bruttezze?

Eccola.
E’ lei.

E’ tornata per farvi abbattere al suolo.
E questa volta non sarà facile sfuggirle.



Miss Banalità è arrivata.












Questa volta lo pseudonimo scelto dalla signorina Banalità è Dakota Fanning, anche conosciuta sotto il nome di Bruttezza, meno usato in pubblico perché spesso motivo di scandalo. A celebrarne il volto è il fotografo Juergen Teller, in collaborazione con lo stilista Marc Jacobs.

Dakota (povera stella, si chiama già come uno stato degli Usa) è stata scelta dal designer e dal fotografo in questione perché, come ha dichiarato alla stampa quel genio di Jacobs, “sapevo che avrebbe interpretato alla perfezione questa Lolita contemporanea, seduttrice ma dolce”.

E quindi ha scelto questo bipede angosciante.






Vi concedo un momento di silenzio per riprendervi dalla visione sconcertante di questo volto, e vi suggerisco una Camomilla Bonomelli che può calmare gli animi più turbati.


Ma riprendiamo.


Oggetto da sponsorizzare è, in questo caso, "Oh! Lola" , la nuova fragranza firmata Marc Jacobs; sono convinta non sarà certamente per la sua testimonial che questa boccetta rosa giungerà in gran numero alle casse dei Beauty stores del mondo.

Sicuramente, per rendere presentabile un simile viso, sarà stata necessaria un’intensa seduta di trucco e parrucco, e probabilmente il make - up artist sarà stato ricattato dopo essersi opposto. Dopo kg di fondotinta che fan tanto “acqua e sapone”, la fanciulla si sarà prestata agli scatti di Teller, il quale non rivelerà mai di aver indugiato sul clic della macchina di fronte a tale irrimediabile bruttezza travestita da baby - mannequin.

Per l’ennesima volta, siamo nuovamente di fronte ad un caso di incontrovertibile banalità (non solo estetica), e questa volta la protagonista è un’ adolescente.
La banalità, a mio parere, è in tutto, a partire dall’ idea stessa di un profumo ispirato a Lolita, protagonista dell’omonimo romanzo di Nabokov. Perché non decidiamo semplicemente di creare un buon profumo per la nuova stagione e basta? Sarebbe cosa buona e giusta.

La novità, molto spesso, sarebbe optare per la sobrietà e la semplicità senza scomodare miti, icone e leggende.

Inutile dire che questo mio parere (per altro da leggere in senso più amplio) mal si accorda con la tendenza ad affiancare l’oggetto da pubblicizzare ad un personaggio celebre , strategia di marketing oggi decisamente abusata. 


Ciò che più mi lascia perplessa e delusa è come, nonostante le tonnellate di sciatteria e cattivo gusto che ogni giorno ci vengono propinate da tv (regalata da tempo) e giornali in genere, continuino a spopolare simili volti, così poco interessanti e gradevoli allo sguardo. La risposta è da ricercarsi proprio in questi media affamati, i quali lanciano sulla Terra le Regine della Volgarità e le Ambasciatrici di Suor Maria Velina, dalle quali siamo ormai assuefatti.
Risultato? Dakota Fanning impersona Lolita e posa per Marc Jacobs. Lolita è svanita, è rimasto solo un volto visto e rivisto, di cui possiamo fare a meno. La seduzione e la dolcezza di cui parla il designer americano si sono volatilizzate, 
o meglio, non ci sono mai state.

Se l’intento della campagna pubblicitaria era impressionare il pubblico, allora Marc Jacobs ha battuto anche i film di Dario Argento.



Questa non è ovviamente la prima volta che la moda utilizza volti insipidi o discutibili. Chi ha avuto modo di sfogliare il servizio dedicato al pret à porter sul numero di Luglio 2011 di Vogue Italia (scatti di Steven Meisel) avrà notato i visi delle modelle, che, ahimè, si commentano da soli:



















Ma non finisce qui.



Miu Miu, per la campagna pubblicitaria della collezione Autunno/Inverno 2011-12 ha scelto Hailee Steinfeld, quindici anni, protagonista del film Il Grinta dei fratelli Coen. Altro volto che, personalmente, ritengo alquanto comune ed insignificante.













Questa pubblicità fondamentalmente povera e che utilizza minorenni scialbe o popolari, rappresenta un immaginario mediocre e sottilmente(nei casi migliori) porno-infantile che spero volga al capolinea presto. 

C’è chi invece, come Philipp Plein, ha deciso che tutta la scabrosità già in circolazione non era sufficiente, e ha donato il proprio contributo.


A lasciare allibiti non è tanto la modella di sinistra (semplicemente abbigliata al pari di un’ operatrice della prostituzione un po’ troppo coperta) ma la sua collega di destra. Cosa mi rappresenta quell'ardito porta gioie a forma di teschio?
Tutto ciò è veramente dozzinale.

In realtà, manca ancora all’appello l’impareggiabile Kate Moss. Come trattare di scontatezza modaiola senza citarne la rappresentante ufficiale?
Che dire, un metro e settanta circa di ossa ed anoressia, volto scialbo ed il dono dell’ ubiquità. La sua immagine è utilizzata per qualsiasi cosa, forse all’appello manca giusto il salvavita Beghelli.
Kate posa per qualunque linea e firma, da Liu Jo a Luis Vuitton, non importa lo stile, il mood od il target del marchio, lei riempie tutto, e dove non riesce inventa la sua presenza sotto altre forme: la sua collezione di capi per lo store inglese Top Shop, la sua linea di borse per Longchamp (e sono solo alcuni esempi) .
Il suo viso è talmente tanto presente nella pubblicità di moda che ormai non ci si fa nemmeno più caso.



Vogue Eyewear Primavera/Estate 2011


Dior Beauty Spring/Summer 2011

Vogue British Settembre 2010

Harper' s Bazaar Marzo 2010

Luis Vuitton Autunno/Inverno 2006-07


Fortunatamente, ogni tanto, qualcuno opta per donne la cui bellezza si discosta dai tipici canoni di cartone della moda,o sceglie volti famosi che siano più interessanti della media.


Tilda Swinton per Pomellato


Julianne Moore per Bulgari


Ines de la Fressange per L'Oreal Paris

Il bello sarà anche una questione soggettiva, ma con questa scusa la moda ( e non solo) si è permessa di mettere sotto l' aurea di Venere cose, oggetti e soprattutto volti palesemente brutti e sgradevoli allo sguardo, ben consapevole del proprio potere di mezzo atto alla consacrazione del bello.
Francamente, non sono molto ottimista riguardo ad una possibile inversione di tendenza; penso invece che presto compariranno in passerella anche grizzly in bikini.

Tanto il bello è relativo.

venerdì 16 settembre 2011

Cose viste: la leggerezza di Irene Brin


Nel mondo sconcertante dell’editoria è quanto mai difficile trovare un libro che non sia best seller, best price, best autor, o che in qualche modo non sia conosciuto dalla massa di quelli che in libreria ci entrano solo col carrello della Coop.
Bene, avrei potuto io non scovare ciò che a questa massa ancora non è noto? Ma certo che no.  E allora ecco a voi un piccolo gioiello:




Premessa: questo libro non è sicuramente una novità nel panorama editoriale. Non lo troverete né tra i più letti, né tantomeno tra i classici, semplicemente ritengo sia degno di nota, e quindi ho deciso di riportarvene la mia critica a riguardo.
  
Il mio incontro con Cose viste nasce in realtà dalla decisione di approfondire meglio la figura di Irene Brin, personalità che, a meno che non si ami o si conosca il giornalismo di moda, può sfuggire ai più.

Irene, vero nome Maria Vittoria, è stata una delle prime grandi giornaliste italiane di moda e costume, ma prima di tutto è stata una donna di grande intelligenza e stile.




lunedì 5 settembre 2011

68° Mostra d' Arte Cinematografica di Venezia: la classe non è acqua

I red carpet sono sempre interessanti. Anche perché, in fatto di abiti, rappresentano spesso e volentieri luogo di sorprese, ed è incredibile come altrettanto spesso il cattivo gusto regni sovrano. 
Detto ciò, era d’obbligo dare uno sguardo alle mises del 68° Festival del Cinema di Venezia, per sospirare tra silhouette molto glamour e rabbrividire di fronte ad imbarazzanti cadute di stile. Meno male che a salvare il tutto vi è il magnifico contesto della laguna di Venezia, che dall’ alba al tramonto accoglie indulgente i flash dei fotografi, i tacchi a spillo, le zeppe glitterate, gli strascichi d’altri tempi, i sorrisi più tirati.
Ma veniamo al dunque.
Innanzitutto, ciò che ho notato è una notevole quantità di romanticismo: alla guida di tutte queste splendide Cenerentole vi è Isabelle Adriani , che alla premiere del lungometraggio “Carnage”  di Polansky incede sul tappeto rosso sfoggiando uno splendido abito degno della più delicata fantasia fiabesca. Seguono le altre dame che , in occasioni differenti, indossano veri sogni di stoffa: Keira Knightley con un Valentino Haute Couture che gioca tra l’oro e il pizzo, Sveva Alviti con un nero compito ed elegante, Manuela Arcuri che osa un fasciante blu di Roberto Cavalli , Violante Placido ed Asia Argento  in Alberta Ferretti e trasparenze, Diane Kruger con un magnifico pezzo di Elie Saab (forse, signorina Kruger, i capelli li avrei maggiormente curati, un “raccolto” avrebbe valorizzato di più l’abito nonché il viso), e per chiudere in bellezza , Gwyneth Paltrow in un rosa tenue firmato Prada. 
Insomma, a detta della sottoscritta, un vero trionfo di classe.

Isabelle Adriani 


Keira Knightley

Sveva Alviti 

Manuela Arcuri 

 Violante Placido 

Asia Argento

Diane Kruger 

Gwyneth Paltrow



A rompere questo affresco sulla femminilità più suadente è stata Bianca Brandolini D’ Adda, che ha pensato bene di presentarsi con un Giambattista Valli alquanto ardito e leopardato. Bianca, Moira Orfei ha più stile. 
Abbie Cornish si è data alla sperimentazione della texture d’effetto, mentre le più contenute e moderate sono state la Cucinotta con un tubino molto sobrio, Natalie Dormer  in un Dolce&Gabbana semplice nella linea ma lanciato nelle fantasie cromatiche, ed Evan Rachel Wood che, al contrario, opta per un bianco e nero preciso ed asciutto.




Bianca Brandolini D' Adda

Abbie Cornish

Maria Grazia Cucinotta

Natalie Dormer

Evan Rachel Wood


Ad illuminarsi d’immenso tra paillettes e glitter troviamo Carolina Crescentini con un monospalla Gucci che è tutto un lustrino, Cristina Capotondi in mise Amen che io trovo più adatta come sexi camicia da notte, e Vittoria Puccini che ha fatto il bagno negli Swarovski 
( vogliamo parlare della coda di piume? No, non ne vogliamo proprio parlare.)