giovedì 20 settembre 2012

Caterinette


Quando incontro Silvia Testa, creatrice di Caterinette, è un gradevole pomeriggio di metà Settembre. Ci troviamo a Celle Ligure, graziosa località balneare della riviera ligure di ponente. Caterinette, atelier e laboratorio di creazioni sartoriali e pezzi unici, è situato in un bel palazzo d’epoca che si affaccia sul mare, proprio di fronte alla passeggiata. Silvia ha ventotto anni e in aprile ha inaugurato questo spazio creativo, ricavato da una parte dell’edificio in cui, fino ad alcuni anni fa, i suoi nonni possedevano una pensione. In realtà, come lei mi spiega, “non pensavo di mettermi in proprio per ancora un po’ di tempo, però ho colto la palla al balzo e sono venuta qua”. Dopo una laurea in lingue e alcuni corsi privati in una sartoria di Savona, Silvia si iscrive ad un corso per Operatori di Sartoria indetto dalla Regione Liguria, ed è al termine di questo che si lancia nel progetto in proprio.








Quando Silvia inizia a lavorare a Celle, il suo laboratorio è ancora completamente vuoto. Gradualmente, recuperando mobili ed oggetti da sgomberi di case private e mercatini, arreda in modo accogliente e funzionale l’atelier. L’attività è all'inizio, ma il lavoro non manca. Sorridendo, Silvia mi spiega di come qui, in questa piccola cittadina di mare, il suo laboratorio abbia preso piede soprattutto come sartoria ma “in realtà non vorrebbe essere una sartoria perché io vorrei principalmente proporre i miei capi pronti, quindi in teoria un negozio dove però gli abiti sono pezzi unici, fatti a mano [...] anche perché secondo me è il massimo dell’artigianalità”.Proprio come il lavoro delle “caterinette”, le sartine torinesi che, poco più che bambine, iniziavano a lavorare nei laboratori e, piano piano, apprendevano la professione fino a diventare vere e proprie sarte. 







Silvia porta avanti Caterinette da sola e svolge tutte le fasi della creazione di un capo, cosa non da poco, considerando la mole di lavoro che la produzione di un abito può richiedere. Alcune clienti si presentano con immagini di pezzi tratti dalle ultime sfilate, e certe richieste sono molto ardite ma danno l’opportunità a Silvia di affinare le sue capacità e maturare sempre maggior esperienza. Caterinette propone tessuti selezionati e ordinati in un campionario ma lavora anche con le stoffe portate dalle clienti, la cui età va dai venticinque anni in su; però, a proposito di età, qui si possono trovare anche abiti per i più piccoli, con i quali Silvia ha recentemente  curato un mini laboratorio: “erano in venti qua dentro[...]. Abbiamo fatto questo laboratorio in cui ognuno ha pensato il proprio abito ideale disegnandolo su cartoncino. Poi ho messo un cesto al centro con tanti tessuti diversi, ogni bambino ha scelto la stoffa adatta, l’abbiamo tagliata insieme e dopo l’ho cucita sopra al cartoncino come un disegno 3D”. Per Caterinette le occasioni di sperimentazione artistica sono sempre varie e numerose, si cerca di utilizzare quest’atelier anche come spazio d’incontro ed esposizione di nuove e diverse tecniche creative. Si va dai quadri di Alex Raso, artista e grafico che compone ritratti stendendo l’inchiostro con lamette da barba, fino ai gioielli in rame ed ottone prodotti da un’amica di Silvia. 
Oltre a queste attività di contaminazione artistica, Silvia tiene corsi serali di tre mesi “[...] per imparare i primi passi base del cucito e poi essere un po’ più autonomi nel provare a sperimentare. Ho avuto moltissime richieste per cui ho fatto il primo corso con cinque ragazze, adesso ho iniziato il secondo e ce ne sono altre venti in fila. E’ un percorso, non un workshop”. 










Il progetto di Silvia è quello “di riuscire a portare avanti soprattutto la vendita dei capi già pronti [...] e poi coniugare questo con i laboratori, i corsi. Ampliare quello che sto facendo però rimanendo nel piccolo, non ho l’ambizione di trasformare il mio marchio in una cosa grossa, non è nella mia idea.” 

Sono contenta di aver conosciuto Silvia, l’atelier Caterinette e le sue creazioni, la sua concretezza serena punteggiata da tanti progetti. 
Nonostante i tempi non siano i migliori, ci sono giovani imprenditorialità che non si scoraggiano, che, sguardo avanti, sensi attenti e piedi per terra, cercano di realizzare i propri ideali creativi. 
Ed io ho intenzione di conoscerne altre, di queste giovani imprenditorialità. 

Caterinette:
Piazza del Popolo 22, 17015 Celle Ligure (SV) 
Orari: lun-ven 16-19.30, sab 9-12.30 e 16-19.30 
Tel: 349 7359687 
Mail: sil.testa@virgilio.it 





Foto scattate da: Chiara Martinetto





















giovedì 6 settembre 2012

Chanel e Dolce&Gabbana. Il gioco delle somiglianze nel tempo


Recentemente mi è stata regalata una copia di Vogue Francia 1990.Ecco la copertina.



La modella è Linda Evangelista


Negli anni ‘90 la moda vede un lento ma deciso ridimensionamento della griffe, simbolo che caratterizza prepotentemente gli anni ’80. Con gli anni ’90 appunto, si torna a ricercare quella qualità del capo capace di resistere al tempo; il valore intrinseco dell’abito diviene il motivo di fondo dell’esperienza di acquisto. Sfogliando la rivista si coglie immediatamente una “maggior ricchezza estetica”. Cambiano le epoche e con esse anche le bellezze ed il senso che le accompagna. Penso questo quando arrivo a pagina 42 e vedo una pubblicità firmata Chanel.





Incredibile la somiglianza con le recenti campagne di Dolce&Gabbana, a partire dal contesto. L’opulenza negli accessori femminili, questa sensazione di mondanità e condivisione, la frutta, il vino rosso, la mascolinità dei modelli e il contatto dei corpi. Se non fosse per alcuni elementi, come la preponderanza del bianco, questa immagine potrebbe appartenere all’ultimo repertorio fotografico del marchio italiano.



Dolce&Gabbana P/E 2012


Dolce&Gabbana A/I 2012


Manca, questo si, quel senso di mediterraneo italico, di sicilianità enfatizzata, che tanto si respira nelle campagne pubblicitarie di Dolce&Gabbana, il calore e la pienezza che rende così caratteristico il loro stile.
Oggi, le pubblicità di Chanel sono molto lontane da questo spirito così concreto del picnic proposto sopra. C’è una maggior freddezza dei volti e dei corpi, delle atmosfere e degli sfondi, che ha contribuito a trasformare questo marchio francese nato per una donna più disinvolta,nel riferimento del lusso contemplato nella sua essenza più autentica.


Chanel P/E 2012


Chanel A/I 2011


Chanel S/S 1999


La “ricchezza estetica” menzionata all’inizio riguarda anche questi aspetti di mutamento dell’immagine e dell’immaginario, ma non solo. Ciò che più mi incuriosisce, riguardo alle riviste di moda del passato, è il senso del bello. Trovo oltremodo interessante vedere come, nel tempo, siano cambiati i visi e gli ambienti scelti per le pubblicità, ogni volta riconfermando il pensiero secondo cui, ultimamente, la moda stia soffocando nella sua stessa saturazione ed aridità estetica. A volte la bellezza ritorna, altre volte non torna semplicemente perché se ne è perso il senso.