domenica 22 gennaio 2012

Ho trovato, ho trovato il vestito è un po' antiquato








Ho trovato, ho trovato
Il vestito è un po' antiquato...
Ma se noi ci diam da fare...
Si può rimodernare.
Con un bel nastro intorno
E del punto a giorno
Potrà alla festa andare, divertirsi e ballare
E sarà fra tutti quanti la più bella!

Cantavano i topolini di Cenerentola.

Ma partiamo dal principio.

L’uomo preistorico vive di ciò che trova e non passa certo il tempo a curare i dettagli, anche se, col freddo, due pellicce le indossa e comunque crea gli aghi ed una prima elementare forma di “filo” per “cucire” . 

aghi preistorici


Eccolo in tutto il suo splendore:



I Cretesi, 3000 a.C., sono a conoscenza dell’arte della tessitura. I loro abiti richiedono abilità di taglio e cucito.



Con i greci, 1550 a C.( Penelope tesse la sua tela aspettando Ulisse) - si diffonde il peplo, linea riproposta da più stilisti in epoche recenti. Eccone uno:





Alberta Ferretti P/E 2010


Ad iniziare dall’Alto Medioevo, 500 circa, si sviluppano vari metodi tessili, tra cui il nalbinding:




Alla fine del ‘300 il vestire si affina: più camicie, più bottoni, più sopravesti foderate. Le classi dominanti devono distinguersi dai poveri: tripudi di sete, velluti e broccati. Le corporazioni regolamentano rigidamente l’appartenenza ai mestieri, tra cui quella del sarto (dal termine latino sartor, rammendare), figura professionale che dovrà saper rispondere alle sempre nuove esigenze dell’apparire - gonne increspate, maniche aderenti od ingombranti, gonnelle, pellande e farsetti- nasce ora il concetto di “taglio sartoriale” .



C’è chi si da da fare anche dal punto di vista teorico. Così,nel 1580 compare, per mano del sarto Juan de Alcega, il primo manuale di sartoria e taglio che contiene le illustrazioni dei cartamodelli in scala, elementi determinanti per stabilire, più avanti,i metodi di taglio. La figura del sarto non si esaurisce nelle fogge maschili e femminili, ma si estende anche ai padiglioni per le cerimonie e alle bardature per i cavalli. I sarti sono artisti, abili e ricercati.


Juan de Alcega seconda edizione - 1589


Si diffondono i manuali di sartoria, Alcega ha aperto la strada ai concetti di geometria e realizzazione pratica- di fatto elementi che contribuiscono alla separazione, peraltro attuale, tra colui che immagina creativamente (stilista) e colui che crea materialmente (sarto).









Nel '600 e '700 le corporazioni dei sarti si diffondono sempre più rapidamente nei grandi centri europei; in Francia, durante il regno di Luigi XIV, nascono le cosiddette poupées a la mode, bamboline di legno e cartapesta che, abbigliate secondo l’ultima moda, vengono spedite ai sarti di corte, pena il rischio di non essere up to date.




Più le vesti si fanno ricche ed elaborate, più vengono richiesti sarti competenti e precisi. L’abilità nel taglio del tessuto è ciò che sancisce la supremazia di un sarto sull'altro.





Le mode cambiano ogni mese e le richieste di nuovi abiti aumentano. Ai sarti uomini si aggiungono le sarte donne.

Nasce la sarta, e con lei la categoria delle merchandes de mode.Di fatto sono loro che creano le tendenze all’interno del complesso gioco delle apparenze. Rosè Bertin è una di queste: modista personale della regina Maria Antonietta, inventa per lei sempre nuove creazioni che la sovrana ufficializza e diffonde.



Rose Bertin




Maria Antonietta ritratta da Vigee Lebrun




Maria Antonietta

Con l’800 della rivoluzione industriale , i sarti e le sarte devono rivedere alcuni elementi tecnici; le nuove linee, più leggere, non contemplano più la rigidità del busto e costringono i sarti a prendere in considerazione le forme naturali del corpo femminile: un notevole passo avanti per l’epoca. Per la moda maschile, la sempre maggior richiesta di uniformi conduce ad un perfezionamento delle taglie e della dinamica produttiva.


Stile Impero -Francia, 1802




Versace P/E 2010


E’ proprio l’800 che decreta l’importanza del sarto: il taglio, la linea, la precisione, sono gli elementi su cui si fonda il successo del mestiere. Le sartorie ospitano i propri magazzini di tessuti nei quali il cliente può scegliere le stoffe con cui far realizzare il proprio modello.

Nel frattempo, molte innovazioni tecnologiche si sono succedute per venire incontro ad una produzione più seriale e meccanizzata: nel 1853 Isaac Singer introduce la prima macchina da cucire.






Frutto di questi secoli di moda e sartoria è Charles Frederick Worth. Giunto in Francia dall’ Inghilterra e dopo periodi di apprendistato in negozi di tessuti ed accessori, sarà proprio lui che aprirà la strada al concetto di couturier, introducendo collezioni stagionali, modelle professioniste (le soises), linee innovative, e dirigendo personalmente il suo atelier.


Charles Frederick Worth

Alta sartoria, sicuramente non rivolta alle donne comuni, studiata per le grandi dame dell’epoca, frequentatrici di feste e collezioniste di lusso. Proprio ora che la moda si volge all’abito in serie, Worth propone il capo esclusivo, un gioiello unico che serba nella sua irreplicabilità l’essenza del suo valore.




























Il ‘900 è il secolo dei grandi nomi che, attraverso la loro mano sapiente, sono stati in grado di leggere il proprio tempo segnando innovazioni storiche per l’abbigliamento e lo stile; non più semplici sarti ma veri stilisti. Menti abili, creatori di nuovi immaginari, personalità e personaggi che hanno affiancato l’abilità sartoriale alla creazione del proprio mito, Coco Chanel su tutti.



Chanel




Chanel




Chanel




Paul Poiret




Paul Poiret




Mariano Fortuny




M.me Paquin




Jeanne Lanvin


L’arte diventa ispirazione per Schiap, come amava farsi chiamare Elsa Schiaparelli. Incredibilmente innovativa, ribalta le forme comuni per realizzare creazioni al limite del surreale.


Cappello scarpa



Cintura con mani in plastica




La grande sartoria si fa strada anche nei momenti meno floridi: durante la crisi del ’29 le grandi maison francesi abbassano i prezzi, senza comunque abbandonare le caratteristiche che le contraddistinguono.



Madeleine Vionnet




Madeleine Vionnet




Jean Patou




Elsa Schiaparelli




Sorelle Fontana




Christian Dior




Christian Dior




Christian Dior




Christian Dior




Cristobal Balenciaga




Cristobal Balenciaga




Cristobal Balenciaga




Hubert de Givenchy





Hubert de Givenchy




Perché ho scritto tutto questo?

Per comprendere il concetto di sartoria , non si può trascurare ciò che questo mestiere ha rappresentato nella storia, le tappe che ha segnato, l’importanza che ha avuto. Scorrendo a ritroso nel tempo e ripercorrendo la linea che ha legato per secoli sartoria-moda-società ci domandiamo dove sia finita tutta questa ricchezza. Dove sono finiti i sarti e le sarte? Se anche oggi potessi fare come mia mamma che da piccola accompagnava mia nonna dalla “sarta” che le cuciva cappotti, tailleurs, camicette e soprabiti (per le mezze stagioni, ovvio) senza che peraltro la nonna ci lasciasse un patrimonio, allora forse non mi sarei soffermata così a lungo sull’ idea di sartoria.

Certo, c’è chi potrebbe obbiettare che si è parlato di grandi couturier e non di figure nell’ombra di ago e filo; ma gli antesignani di questi grandi nomi sono state proprio quelle figure che nelle loro botteghe maneggiavano stoffe per stare “al passo con i tempi”.
La storia del costume parla per loro.

Oggi, al contrario, le sarte si contano sulle dita di una mano, soffocate come sono dalla feroce produzione moderna che per soddisfare la massa affamata ha sostituito la qualità con la quantità; ma questo già lo sapevamo.

Quello che non sappiamo però, è che nulla si fa per riportare in vita questo nobile mestiere. La figura del sarto ormai si è persa; ci sono stati i grandi, poi sostituiti dai direttori creativi- di cui si applaudono le creazioni, peraltro da loro solo abbozzate, poiché il ruolo del direttore artistico è quello di presidiare e curare l’aspetto della collezione mantenendo la coerenza con i valori del marchio. Di fatto, coloro che realizzano quello che gli altri immaginano sono i sarti. Sono loro che danno vita a ciò che sfila in passerella.

E così, morale della favola, la sarta non compare più.

Perché la moda gira al contrario, non vince chi crea valore ma chi crea un personaggio ( e quindi un profitto).

Così nascono soggetti come Karl Lagerfeld (direttore artistico di Chanel) che ben conoscono le dinamiche del fashion system e che, senza probabilmente aver mai sollevato un ago in vita loro ma inanellati sopra i guanti da motociclista e con occhiali da sole nella noche, frequentano, collaborano,firmano. E basta.

Forse, l’unica conclusione possibile a queste mie riflessioni è la frase finale del commento pubblicato da Angela Corsani (sarta di 46 anni), in risposta all'articolo di Franca Sozzani(direttore di Vogue Italia), dal titolo “E’ di moda la bottega” . Scrive la signora Corsani: “A Pitti W non c’è posto o angoletto per la sarta, alla Mostra dell’Artigianato non c’è pubblico adatto e, così, non apparendo, non esisti.”