venerdì 12 ottobre 2012

Porilae

Elena Gagliardi 32 anni, Piergiorgio Grasso 38 anni e Francesca Benelli, 26 anni. Questa la triplice anima di Porilae (niente latino, solo un nome composto), atelier genovese di creazioni sartoriali sito in Piazza Pollaiuoli 46 rosso. Quando entro in negozio, vengo accolta  in questo piccolo spazio dalle vetrine azzurre , siamo nella città vecchia, a due passi dallo storico Caffè degli Specchi. 



Il progetto Porilae nasce nel 2010 dalle menti di Elena e Piergiorgio, che decidono di unire le loro doti artistiche per dar vita ad uno spazio dedicato alla creazione di pezzi unici: abiti, capispalla, pochette, borse e cinture. Un binomio professionale in cui ognuno mette a disposizione il suo talento e le sue capacità per portare avanti un’attività giovane e creativa. Elena è stilista, diplomata all’Accademia Koefia di Roma, è lei che si dedica alla realizzazione vera e propria degli abiti, utilizzando i cartamodelli costruiti da Piergiorgio, laureato in design presso la facoltà di Architettura di Genova. Priorità di Porilae sono la qualità e l’unicità dei modelli, dei tessuti e dei dettagli, per poter proporre sempre creazioni originali e “ben fatte”, come in più occasioni mi sottolinea Piergiorgio. Porilae si rivolge  a chi desidera indossare qualcosa che non possiede nessun altro, proprio perché dei capi suggeriti non si fanno repliche. Nonostante l’esclusività di fondo su cui si basa questo marchio, si cerca di mantenere i prezzi contenuti, come mi viene spiegato: “cerchiamo di curare anche l’aspetto economico, soprattutto in momenti di crisi come quello attuale; vogliamo cercare, anche sui prezzi, di rimanere in una fascia media. Perché, nonostante tutto, ci sono molte ragazze anche giovanissime che pur non avendo grandi possibilità economiche desiderano vestire con delle cose particolari, che non possano incontrare indosso ad altre persone”. 















Porilae lavora su due produzioni diverse, il “su misura” , quindi una creazione basata sui gusti e le richieste della cliente, a cui viene aggiunto il tocco personale della stilista;  e il “pronto”- “quindi una cosa su taglia. Si interrogano i siti e i giornali di moda o le novità delle passerelle e si usano al posto dell’ipotetica cliente. Utilizziamo queste due logiche di intermediazione tra l’abito su misura e l’abito pre confezionato, sempre passando per quello che è il gusto e la manualità di Elena”, come mi racconta meglio Francesca, che di Porilae cura la parte delle pubbliche relazioni e che di questo marchio ama soprattutto lo spirito con il quale si propone: “la nicchia di Porilae è quella dell’abito particolare, di ciò che non ha nessuno e che non potrai mai trovare in un altro negozio. La borsetta abbinata al tuo abito, creato su di te e per te, l’idea di fare una cosa ad personam. Di questo progetto, quello che mi ha colpito subito è questo prendersi cura dell’immagine della persona; Elena, nel momento in cui studia per te un abito, te lo costruisce attorno”. 
Oltre agli abiti, Piergiorgio mi mostra alcune pochette, di cui noto subito il tessuto: “queste sono le borsine che concepiamo e realizziamo noi con tessuti di arredamento. Cerchiamo anche di utilizzare stoffe e materiali che normalmente non si trovano nei negozi; anche questi sono pezzi unici”. Qui interviene anche Francesca, che mi spiega come avviene la scelta delle fantasie e dei tessuti: “ci dedichiamo ad una fase di recupero per ciò che concerne la stoffa ormai demodè, per poi rivalutarla ed impreziosirla con un tessuto che invece ha un dettaglio, una costruzione diversa. Quindi unire le due cose, questo anche per rimanere su un prezzo che sia da prêt-à-porter”.
Infine il luogo, il centro storico di Genova, con il suo via vai, le sue piazzette nascoste e gli scorci sul porto, queste bellezze misteriose molto genovesi : “Ci piace la città vecchia” mi dice Piergiorgio, “la nostra posizione è una giusta via di mezzo, siamo vicinissimi al centro e questa piazzetta (Piazza Pollaiuoli, ndr) è incantevole.”

E proprio in questa piccola piazza, Sabato 13 Ottobre, in occasione di un evento in cui saranno presenti anche altri nuovi negozi, Porilae espone al pubblico le proprie creazioni pronte, un momento per toccare con mano la qualità e l’autenticità che contraddistinguono questa produzione, nonché per conoscerne gli autori.




Porilae:
Piazza Pollaiuoli 46R, Genova

Foto di : Chiara Martinetto

giovedì 20 settembre 2012

Caterinette


Quando incontro Silvia Testa, creatrice di Caterinette, è un gradevole pomeriggio di metà Settembre. Ci troviamo a Celle Ligure, graziosa località balneare della riviera ligure di ponente. Caterinette, atelier e laboratorio di creazioni sartoriali e pezzi unici, è situato in un bel palazzo d’epoca che si affaccia sul mare, proprio di fronte alla passeggiata. Silvia ha ventotto anni e in aprile ha inaugurato questo spazio creativo, ricavato da una parte dell’edificio in cui, fino ad alcuni anni fa, i suoi nonni possedevano una pensione. In realtà, come lei mi spiega, “non pensavo di mettermi in proprio per ancora un po’ di tempo, però ho colto la palla al balzo e sono venuta qua”. Dopo una laurea in lingue e alcuni corsi privati in una sartoria di Savona, Silvia si iscrive ad un corso per Operatori di Sartoria indetto dalla Regione Liguria, ed è al termine di questo che si lancia nel progetto in proprio.








Quando Silvia inizia a lavorare a Celle, il suo laboratorio è ancora completamente vuoto. Gradualmente, recuperando mobili ed oggetti da sgomberi di case private e mercatini, arreda in modo accogliente e funzionale l’atelier. L’attività è all'inizio, ma il lavoro non manca. Sorridendo, Silvia mi spiega di come qui, in questa piccola cittadina di mare, il suo laboratorio abbia preso piede soprattutto come sartoria ma “in realtà non vorrebbe essere una sartoria perché io vorrei principalmente proporre i miei capi pronti, quindi in teoria un negozio dove però gli abiti sono pezzi unici, fatti a mano [...] anche perché secondo me è il massimo dell’artigianalità”.Proprio come il lavoro delle “caterinette”, le sartine torinesi che, poco più che bambine, iniziavano a lavorare nei laboratori e, piano piano, apprendevano la professione fino a diventare vere e proprie sarte. 







Silvia porta avanti Caterinette da sola e svolge tutte le fasi della creazione di un capo, cosa non da poco, considerando la mole di lavoro che la produzione di un abito può richiedere. Alcune clienti si presentano con immagini di pezzi tratti dalle ultime sfilate, e certe richieste sono molto ardite ma danno l’opportunità a Silvia di affinare le sue capacità e maturare sempre maggior esperienza. Caterinette propone tessuti selezionati e ordinati in un campionario ma lavora anche con le stoffe portate dalle clienti, la cui età va dai venticinque anni in su; però, a proposito di età, qui si possono trovare anche abiti per i più piccoli, con i quali Silvia ha recentemente  curato un mini laboratorio: “erano in venti qua dentro[...]. Abbiamo fatto questo laboratorio in cui ognuno ha pensato il proprio abito ideale disegnandolo su cartoncino. Poi ho messo un cesto al centro con tanti tessuti diversi, ogni bambino ha scelto la stoffa adatta, l’abbiamo tagliata insieme e dopo l’ho cucita sopra al cartoncino come un disegno 3D”. Per Caterinette le occasioni di sperimentazione artistica sono sempre varie e numerose, si cerca di utilizzare quest’atelier anche come spazio d’incontro ed esposizione di nuove e diverse tecniche creative. Si va dai quadri di Alex Raso, artista e grafico che compone ritratti stendendo l’inchiostro con lamette da barba, fino ai gioielli in rame ed ottone prodotti da un’amica di Silvia. 
Oltre a queste attività di contaminazione artistica, Silvia tiene corsi serali di tre mesi “[...] per imparare i primi passi base del cucito e poi essere un po’ più autonomi nel provare a sperimentare. Ho avuto moltissime richieste per cui ho fatto il primo corso con cinque ragazze, adesso ho iniziato il secondo e ce ne sono altre venti in fila. E’ un percorso, non un workshop”. 










Il progetto di Silvia è quello “di riuscire a portare avanti soprattutto la vendita dei capi già pronti [...] e poi coniugare questo con i laboratori, i corsi. Ampliare quello che sto facendo però rimanendo nel piccolo, non ho l’ambizione di trasformare il mio marchio in una cosa grossa, non è nella mia idea.” 

Sono contenta di aver conosciuto Silvia, l’atelier Caterinette e le sue creazioni, la sua concretezza serena punteggiata da tanti progetti. 
Nonostante i tempi non siano i migliori, ci sono giovani imprenditorialità che non si scoraggiano, che, sguardo avanti, sensi attenti e piedi per terra, cercano di realizzare i propri ideali creativi. 
Ed io ho intenzione di conoscerne altre, di queste giovani imprenditorialità. 

Caterinette:
Piazza del Popolo 22, 17015 Celle Ligure (SV) 
Orari: lun-ven 16-19.30, sab 9-12.30 e 16-19.30 
Tel: 349 7359687 
Mail: sil.testa@virgilio.it 





Foto scattate da: Chiara Martinetto





















giovedì 6 settembre 2012

Chanel e Dolce&Gabbana. Il gioco delle somiglianze nel tempo


Recentemente mi è stata regalata una copia di Vogue Francia 1990.Ecco la copertina.



La modella è Linda Evangelista


Negli anni ‘90 la moda vede un lento ma deciso ridimensionamento della griffe, simbolo che caratterizza prepotentemente gli anni ’80. Con gli anni ’90 appunto, si torna a ricercare quella qualità del capo capace di resistere al tempo; il valore intrinseco dell’abito diviene il motivo di fondo dell’esperienza di acquisto. Sfogliando la rivista si coglie immediatamente una “maggior ricchezza estetica”. Cambiano le epoche e con esse anche le bellezze ed il senso che le accompagna. Penso questo quando arrivo a pagina 42 e vedo una pubblicità firmata Chanel.





Incredibile la somiglianza con le recenti campagne di Dolce&Gabbana, a partire dal contesto. L’opulenza negli accessori femminili, questa sensazione di mondanità e condivisione, la frutta, il vino rosso, la mascolinità dei modelli e il contatto dei corpi. Se non fosse per alcuni elementi, come la preponderanza del bianco, questa immagine potrebbe appartenere all’ultimo repertorio fotografico del marchio italiano.



Dolce&Gabbana P/E 2012


Dolce&Gabbana A/I 2012


Manca, questo si, quel senso di mediterraneo italico, di sicilianità enfatizzata, che tanto si respira nelle campagne pubblicitarie di Dolce&Gabbana, il calore e la pienezza che rende così caratteristico il loro stile.
Oggi, le pubblicità di Chanel sono molto lontane da questo spirito così concreto del picnic proposto sopra. C’è una maggior freddezza dei volti e dei corpi, delle atmosfere e degli sfondi, che ha contribuito a trasformare questo marchio francese nato per una donna più disinvolta,nel riferimento del lusso contemplato nella sua essenza più autentica.


Chanel P/E 2012


Chanel A/I 2011


Chanel S/S 1999


La “ricchezza estetica” menzionata all’inizio riguarda anche questi aspetti di mutamento dell’immagine e dell’immaginario, ma non solo. Ciò che più mi incuriosisce, riguardo alle riviste di moda del passato, è il senso del bello. Trovo oltremodo interessante vedere come, nel tempo, siano cambiati i visi e gli ambienti scelti per le pubblicità, ogni volta riconfermando il pensiero secondo cui, ultimamente, la moda stia soffocando nella sua stessa saturazione ed aridità estetica. A volte la bellezza ritorna, altre volte non torna semplicemente perché se ne è perso il senso.



 


















venerdì 15 giugno 2012

Il Gucci Museo

Quando giungo in Piazza della Signoria a Firenze, mi accorgo di non essermi mai informata per visitare il Gucci Museo, la sua visione mi coglie quindi impreparata. Il museo è all'interno di Palazzo della Mercanzia, edificio storico di Firenze.




Entro. L'ambiente è fresco e giocato sui chiaroscruri dell'arredo e delle vetrate ampie. Noto subito l'accoglienza, molto cortese e disponibile; mi viene comunicato che, oltre all'esposizione permanente, in questo momento il museo ospita la mostra temporanea di Paul Fryer, inclusa nel biglietto.
Prima di cominciare la mia visita, mi vengono mostrati gli spazi che arricchiscono questo luogo : il caffè/ristorante, l'iconstore, la libreria.







La collezione è organizzata su tre piani e celebra il marchio attraverso le sue creazioni storiche e più rappresentative. Il sottofondo musicale è gradevole, ed ogni sala ha una sua cartolina descrittiva che introduce ed illustra il tema che accomuna i pezzi esposti.Il Gucci Museo è un luogo piacevole, si visita in poco tempo ed offre la possibilità di scoprire ed approfondire le radici di un marchio italiano importante.
La sala del piano terra è dedicata al Viaggio nelle sue forme molteplici, punto di partenza del primo laboratorio Gucci. Bauli di ogni dimensione, beauty case lussuosi e persino l'auto firmata.












Il primo piano accoglie più elementi: la borsetteria (con la mitica Bamboo Bag), i monili preziosi, le creazioni per la sera ed il "Mondo Flora", quest'ultimo dedicato al pattern "Flora" che nasce per i foulard Gucci e che viene tuttora riproposto in nuove versioni.

















Nel secondo ed ultimo piano sono esposti  prodotti legati alla vita en plein air, all'ozio, allo sport e all'arredamento.










Comune denominatore di questo iter non solo estetico è l'agiatezza  disinvolta e ricercata che dovrebbe ancora caratterizzare lo spirito del marchio ma che, da sempre, contraddistingue solo chi sa accostare il lusso di Gucci ad un certo stile personale.