lunedì 14 novembre 2011

Moda in Italia. 150 anni di eleganza

Se come me si parte da una città come Genova, raggiungere la Reggia di Venaria non è propriamente una passeggiata. Due ore di treno fino a Torino, da lì 50 minuti di bus suburbano con capolinea a Venaria paese, e poi 15 minuti attraverso il borgo e le stradine locali fino all’ ambita destinazione.



Ma tutti questi trasbordi sono ripagati ampiamente, perché oltre ad ospitare splendidi giardini fioriti e sempre nuove iniziative culturali, alla Reggia di Venaria è allestita la mostra “Moda in Italia. 150 anni di eleganza”, motivo della mia visita. Come si può dedurre dal titolo, il percorso dell’esposizione celebra , dal 1861 ad oggi, abiti e stili, attraversando l’Italia nei suoi mutamenti di tendenza. Se il tema principale sono gli abiti, questi vengono inseriti in una cornice olfattiva e musicale sempre differente: ogni sala è dedicata ad un periodo storico, che è caratterizzato da un sentore diffuso , nonché da brani musicali protagonisti dell’ epoca. Lo spirito del tempo quindi, l’anima di un’ epoca attraverso note e fragranze.

La prima sala si apre con un sontuoso abito attribuito a Virginia Oldoini, amante di Napoleone III ; velluto, pizzo e rasatello di cotone per una mise molto sobria, considerando l’amore per il lusso di Virginia, che alla corte napoleonica sfoggiava travestimenti equivoci, giocati su piume e trasparenze strategiche. 
Negli spazi che seguono troviamo foto del celebre Archivio dei Fratelli Alinari.



In questi cambi di tendenza lo sguardo del visitatore si muove tra il giallo d’Oriente in voga a fine ‘800 e le meravigliose sete operate, accostate a ricami in cotone, strass e perline di vetro; proprio quest’ultimi decori caratterizzano il sontuoso strascico della regina Margherita di Savoia, pezzo che celebra il “Lungo ‘800 della Corte”.



Se la fine del XIX secolo ci ha affascinato con i suoi ricami ed i suoi tessuti, il '900 si apre con la “moda futurista”, rappresentata da un abito dai tagli asimmetrici e dai colori contrastanti.

Fortunato Depero


Balla, Depero e Thayaht collaborano con stilisti come Madeleine Vionnet per raccontare geometrie nuove, dove al lusso si sostituisce l’economia del tessuto ed esplode lo sperimentalismo dei nuovi materiali estranei alla sartoria. Ma questi sono anche gli anni di Paul Poiret e dello scollo a V, delle linee femminili che si fanno più aderenti e sensuali e di Mariano Fortuny- creatore del mitico modello Delphos, ottenuto tramite un' innovativa plissettatura a caldo del tessuto.

Epoca di transizione e mutamenti, sipario cruciale sul primo conflitto mondiale e sul nuovo ruolo della donna lavoratrice. Compaiono allora, tra le proiezioni del primo cinema muto,forme più semplici in lino, cotone e panno di lana per l’abito femminile da giorno, e decori in jais di vetro,merletto e paillettes per la sera.

Ma la guerra introduce anche le uniformi e le divise, tra cui è esposta anche quella appartenuta a Gabriele D’Annunzio.

Svoltiamo l’angolo, saliamo un piano ed ecco gli anni ’30. Tornano le forme elaborate, silhouette romantiche e lunghezza dal ginocchio in giù; sono gli anni che vedono la nascita 
dell’ “italianissimo” Ente Nazionale della Moda, il lancio della camicia polo Lacoste e l’innovativa zeppa di sughero di Salvatore Ferragamo, ma anche l’introduzione di nuove fibre sperimentali come il Lanital (lana artificiale).

Continuando sulle note di “Nel blu dipinto di blu” ci accorgiamo di essere improvvisamente circondati da abiti di Fernanda Gattinoni e da splendide organze di seta decorate da nastri e strass; i volti di Sophia Loren ed Alberto Sordi ci danno il benvenuto negli anni ’50.

Proseguendo oltre la nuova epoca nella quale la moda italiana prende respiro, giungiamo agli anni ’60, dove trionfano gli abiti di Germana Marucelli in tele di cotone stampato, e le nuove creazioni da cocktail.

Germana Marucelli


Ora il sipario si apre sulla “Hollywood sul Tevere” – la sala riservata alle mise delle grandi star del cinema che hanno calcato la scena romana. Un magnifico affresco di moda e spettacolo che mostra il contributo fondamentale dato dalla moda italiana ad alcuni celebri lungometraggi della storia del cinema. Decolleté di Ferragamo per Marilyn Monroe, abiti da sera in tulle, seta paillettes e piume di struzzo create dalla Sartoria Italiana; un abito Redingote per Ava Gardner ideato dalle Sorelle Fontana; abito da sera in merletto di cotone creato da Gattinoni per Ingrid Bergman. Questi sono solo alcune delle magnifiche creazioni di stilisti che hanno firmato un epoca, omaggiando femminilità e sperimentazione.


abito Redingote per Ava Gardner - Sorelle Fontana


“Sartorialità “ è il nome della stanza che incontriamo proseguendo nella nostra visita. Come si può intuire dal titolo, lo spazio è dedicato alla storica abilità e raffinatezza della Sartoria Italiana- che qui si delinea in forme ricercate, con splendidi inserti luminescenti.Ecco ora Valentino Haute Couture, che nel suo tipico rosso dipinge un mantello in tulle con piume di struzzo e pietre rosse.
Colpisce su tutti la “Scultura tessile” di Roberto Capucci dal titolo “Oceano”, vero tripudio di onde in taffettà di seta plissé, che vantano ben 37 gradazioni di azzurro.

"Oceano"- Roberto Capucci

L’ultima sala chiude in modo sorprendente e grandioso questo percorso non solo estetico.
L’ambiente ricostruisce una sfilata con le sue mannequin ed il suo pubblico di buyer e giornalisti. Tutti i manichini indossano pezzi creati e presentati da Valentino, Versace, Fendi, Missoni, Moschino, Alberta Ferretti, Gucci, Marni, Prada, Cavalli ed altri nomi celebri. Sullo sfondo uno schermo gigante proietta le sfilate dagli anni ’70 ad oggi; in un’ atmosfera quasi malinconica il visitatore si muove tra un capo e l’altro, immerso in un universo, quello della moda, che propone il futuro senza dimenticare il proprio passato.











La mostra è stata curata dalla costumista Gabriella Pescucci e dalla Direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani.











Emilio Pucci













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