lunedì 22 agosto 2011

Genova e i suoi tessuti

Sete, velluti, damaschi.

La produzione tessile genovese, concentrata per lo più sulla seta, iniziò nel medioevo.Genova, già a metà del 1500 , si presentava come un luogo di scambio molto vivace, miscellanea culturale, luogo urbano in cui metà della popolazione locale era impegnata nel settore serico. Era sinonimo di grande prestigio e ricchezza poter arredare la propria dimora con velluti e damaschi genovesi, ovvero le stoffe più pregiate e costose del tempo. I panni di seta e gli arazzi offrivano riparo dal caldo estivo e mantenevano il calore durante l’inverno, regalando magnifici ornamenti interni. Inoltre, dal volume delle esportazioni registrato in quel periodo storico si può ipotizzare anche un alto apprezzamento all’estero: tra il 1553 e il 1562 diecimila casse di velluti partirono da Genova per raggiungere Anversa.
I tessuti genovesi godevano anche di un valore aggiunto: l’alta qualità tecnica. Sembra infatti che la lavorazione serica genovese non badasse alla sperimentazione, bensì, fosse rivolta maggiormente alla specializzazione: all’introduzione rischiosa di nuove fantasie e disegni si preferiva il miglioramento della qualità della lavorazione, teso a creare un tessuto di grande pregio destinato alle classi più agiate del tempo. La produzione serica non era però destinata a rimanere a Genova.

Tra il XVII e XVIII infatti, la crisi che iniziò ad affliggere le diverse componenti di ciò che noi oggi modernamente definiremmo filiera, provocò un trasferimento di tutta la produzione da Genova alla Riviera ligure di Levante. Qui la produzione e la vita stessa erano meno costose ed i setaioli potevano attingere ad una manodopera di qualità ma ad un minor costo rispetto alla città; questa spostamento permise alla produzione serica, che nella sua forma urbana era ormai in declino, di sopravvivere in zone limitrofe e di competere, in termini qualitativi, con la forte concorrenza francese.

Jeans
Genova è anche tra i protagonisti di un’altra interessante e ben più nota invenzione: il jeans.Per ripercorrere la storia di quello che oggi è forse uno dei tessuti più comuni e rivisitati dalla moda è necessario tornare al Medioevo, periodo nel quale erano prodotte in grandi quantità stoffe genericamente chiamate “fustagni”, molto resistenti, normalmente costituite da cotone misto a lana o lino che col tempo assunsero una struttura con trama in cotone ed ordito in lino. Questa tipologia di tessuto veniva in seguito tinta .Verso il XVI secolo questo nuovo genere di stoffa, a Genova normalmente utilizzata per le imbarcazioni, cominciò ad essere ampliamente esportata in Europa e nel corso del tempo raggiunse anche l’America, come vedremo tra poco, luogo nel quale iniziò il suo fortunato percorso che portò alla nascita del blue jeans – bleu de Genes – blu di Genova.

In questa storia entra in gioco anche la città francese di Nimes, che, e siamo ormai nel 1800, intratteneva stretti legami commerciali con Genova. Qui giungevano, da Nimes appunto, tele di tessuto blu che raggiungevano poi l’America. Da qui la rivisitazione americana del termine serge de Nimes in denim.

Il seguito della storia è nota e si svolge a San Francisco, California. Qui, Levi Strauss,immigrante di origine bavarese, si era fatto strada nel commercio di tessuti e pantaloni e aveva notato quanto fosse alta la richiesta da parte di cercatori d’oro e minatori di pantaloni comodi e resistenti. Iniziò così a sperimentare l’uso di tessuti tipo denim vendendo, proprio nel 1853, il primo paio di pantaloni. Questi erano realizzati in cotone marrone, tessuto normalmente utilizzato nella copertura dei carri, ispirandosi al modello di pantalone indossato dai marinai genovesi; da ciò la storpiatura del termine in “jeans”. Sembra che Levi Strauss, una volta giunto a corto di questa stoffa marrone, si fosse rivolto ad un fratello il quale, da New York, gli avrebbe spedito il tessuto indaco novità del momento, il denim appunto. Ciò che era partito come una sperimentazione per venire incontro ad esigenze pratiche di minatori e cowboys si era trasformato in ciò che oggi definiremmo un” business promettente”.

Due porti di mare, Genova e San Francisco, per dar vita ad un capo intramontabile divenuto mito e oggetto di sperimentazioni fashion, simbolo di ribellione giovanile prima, e di vita quotidiana poi.


Sitografia e bibliografia:
Per sete,velluti e damaschi:
Marzia Cataldi Gallo, Tessuti genovesi: seta, cotone stampato e jeans, in Storia della cultura ligure, a cura di Dino Puncuh, Genova 2004     Per Jeans: http://spoiltjeans.com/index.php?q=STORIA%20DEL%20JEANS

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